martedì 6 aprile 2010

"SOSTANZA DI COSE SPERATE"


Concludendo la sua "Profezia dell'architettura" Edoardo Persico disse: "Da un secolo la storia dell'arte in Europa non è soltanto una serie di azioni e di reazioni particolari ma un movimento di coscienza collettiva. Riconoscere questo significa trovare l'apporto dell'architettura attuale. E non conta che questa pregiudiziale sia rinnegata da coloro che più dovrebbero difenderla, o tradita da chi più vanamente la tema: essa desta lo stesso la fede segreta dell'epoca. "Sostanza di cose sperate"


"........Parafrasando una battuta di Robert Bresson sul teatro, si potrebbe affermare che l'architettura è l'architettura. Ed è sempre per questo che la gente di architettura, che vuole cambiare l'architettura, non la cambierà mai. Esiste, non la si può cambiare, altrimenti diventerà qualcosa che non è più architettura. L'architettura è sempre uguale a se stessa.Ma se l'architettura è anche, ancora oggi, "sostanza di cose sperate" è perchè essa non ha bisogno di ricontrattare ogni volta il proprio senso e la propria appartenenza al mondo. L'architettura è il mondo, nella forma in cui esso viene reso disponibile ad accogliere l'uomo: una forma di cui l'uomo ambisce a fissare i principi nei quali riconoscere e verificare valori collettivi e condivisi. La celebre "profezia" di Edoardo Persico del 1935 è dunque l'esempio più chiaro di come non serva a nulla chiedersi affannosamente ogni volta cos'è l'architettura. La speranza di Persico non risiede nell'imperativo di cambiare tutto per disfarsi al più presto del proprio, deteriorato, presente. È invece la speranza di mettere a fuoco, comprendere e condividere questa sostanza delle cose; cose di cui riconosciamo i nessi inevitabili, nonostante tutta la storia dell'architettura sia troppo spesso presentata soltanto come il racconto dello sforzo prometeico di rompere quei nessi, di decidere il proprio futuro (cioè, letteralmente, di separarlo dal presente), di affrancarsi dall'oppressione di un passato che inibisce il compimento del progetto. ......"
(da Teoria e Critica.Punto e a capo)


E' lo stesso Persico ad avere l'intuizione critica per cui, alludendo a Wright, afferma che l'architettura nuova è nata nel solco dell'impressionismo: "Wright, secondo Persico, puo' essere considerato il Cezanne dell'architettura nuova".
Il Cezanne che aveva lavorato ad una contraddizione (Volume e Frammentazione), interessandosi a ricondurre la linea alle forme primarie del cono, della sfera, del cubo inserendole in una logica analitica e non sintetica che determina una presenza all'astrazione- identificazione delle parti costituenti.
La cosa più sintetica del periodo è ovviamente la prospettiva che contestualizza e toglie autonomia alle cose. Cezanne rompe questa visione per dare nuova autonomia alle parti in una visione frammentaria.
Ed è la stessa logica analitica ,che "ottimizza e mette in sequenza" a muovere le fila della nuova era industriale.




…Se dovessimo adoperare la potenza delle macchine così da edificare una libertà nuova per l’uomo, libero nella città organica ora inevitabile alla nostra civiltà, potremmo vivere all’infinito!

...La “casa” individuale avrà organici rapporti con il paesaggio, con i mezzi di comunicazione, con la distribuzione dei mezzi di consumo, con le possibilità scolastiche e con le manifestazioni culturali. Decentramento prima, poi reintegrazione pianificata. ....

.....L’architettura e lo spazio saranno congiuntamente visti come paesaggio, come accadeva per la migliore architettura antica, e diventeranno reciprocamente più essenziali.....

...."L'uomo non è un' atrazione di atti e di funzioni, quali li aveva concepiti il funzionalismo di stampo meccanico, che tutto riduceva a standart sul modello della macchina"......(Wright)


La prima idea su cui si costruisce Wright, mettendolo in opposizione con Le Corbusier e Sant'Elia, è che
la macchina non deve improntare la vita dell'uomo, perchè l'uomo è individuale e tali sono anche le sue funzioni e i suoi modi di vivere.