domenica 14 marzo 2010

L'ARCHITETURA CHE "COMUNICA"

Il 30 gennaio 1957, il Sydney Morning Herald pubblicava in prima pagina accanto alla foto e al nome del suo autore, l’architetto danese Jørn Utzon, una veduta del progetto vincitore - disegnata apposta per i giornali - del tutto fuori dai canoni stilistici consueti, dalla disorientante sagoma di una copertura formata da qualcosa di vagamente simile ad un insieme di varie volte a conchiglia.

Tralasciando il segno specifico delle critiche che accolsero il progetto del futuro grande teatro australiano, quell’architettura si presentava in ogni caso, nella sua assoluta originalità, come un oggetto inclassificabile.
Utzon è forzato ad abbandonare l'incarico in corso d'opera. Non potrà tra l'altro realizzare tutti gli interni e le vetrate. A rigore l'Opera di Sydney andrebbe considerata un'incompiuta.
Tuttavia, l'eccezionale fama di un edificio che, principalmente per le sue "vele", in meno di trent'anni dall'inaugurazione è diventato SIMBOLO UNIVERSALE dell'AUSTRALIA INTERA e dell'ARCHITETTURA MODERNA, autorizza ad immaginare, romanticamente, che il compito assegnato all'architetto si fosse già concluso quando trovandone quasi platonicamente l'essenza estetica, Utzon assicurò da ogni possibile contaminazione il futuro del suo capolavoro, consegnandolo ormai incontaminabile alla storia.



1 commento:

  1. Ma che cosa interessante, anche l'immagine e poi il video..ma chi l'ha fatto mai..ah si, adesso ricordo!

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